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Differenze spumante: Brut o Extra Dry? Mini guida per non addetti ai lavori

Tutti amano stappare una bottiglia di spumante italiano pregiato in pochi conoscono le differenze tra uno spumante Brut e uno Extra Dry. Ecco una guida per i non addetti ai lavori

Tutti amano stappare una bottiglia di spumante italiano pregiato, in pochi però conoscono le differenze (sostanziali!) tra uno spumante Brut e uno Extra Dry, o sanno distinguere un vino dal suo metodo di fermentazione.

Per potervi orientare nella scelta delle bollicine, Foss Marai ha ideato una semplice guida con tutte le informazioni principali.

Foss Marai e il Metodo Charmat

Partiamo dalla tecnica di spumantizzazione: il metodo Martinotti, ideato nel 1985 dall'omonimo personaggio, prevede - dopo una prima fermentazione che avviene durante il processo di produzione - una seconda fermentazione del vino all’interno di autoclavi d’acciaio inox a pressione e temperature controllate, al termine della quale lo spumante è pronto per essere imbottigliato. Quindici anni dopo il metodo venne migliorato e brevettato dal francese Eugène Charmat e da allora è universalmente conosciuto come “metodo Charmat”. Foss Marai utilizza proprio questo metodo.
La rifermentazione in autoclave si presta particolarmente all’ottenimento di spumanti freschi, fruttati e profumati, come il nostro Valdobbiadene D.O.C.G., in quanto consente una più efficace estrazione di aromi rispetto al metodo Classico; inoltre, le particolari note olfattive dovute alla lunga permanenza dei lieviti in bottiglia, caratteristiche del metodo Classico, contrastano con i profumi primari dei vitigni aromatici, creando un profilo olfattivo non propriamente armonico.
La finezza e la persistenza delle bollicine del Valdobbiadene D.O.C.G. sono il il risultato della cura utilizzata dalla casa durante tutto il processo di spumantizzazione e dell'attenta selezione dei lieviti autoctoni più adatti a ciascun tipo di spumante.

Residuo zuccherino spumanti

Un’altra importante differenza tra gli spumanti è la quantità di zucchero presente al loro interno: lo spumante Dry - come il Cartizze e il Nadin - è amabile e non stucchevole al palato, con un residuo zuccherino compreso tra i 17 e 32 g/l. Si abbina molto bene a primi piatti ricchi di gusto e particolarmente aromatici come il fois-gras o i formaggi erborinati. Per chi non ama i vini troppo dolci questi spumanti sono ottimi per accompagnare frutta e dessert.

Spumante Extra Dry: ideale per aperitivi e per piatti a base di crostacei

Non lasciatevi trarre in inganno dal nome (Extra-Dry in inglese si traduce con ‘secco’ e ‘asciutto’). Lo spumante Extra Dry - come lo Strada di Guia 109 Extra Dry e il Marai de Marai Extra Dry -è uno spumante dal gusto morbido ma bilanciato, da aperitivo, con un residuo zuccherino compreso tra i 12 e i 17 g/l. Questo spumante non è spiccatamente secco ma è arrotondato da una lieve nota dolce ma ben bilanciata dall’acidità che lo rende perfetto per accompagnare piatti delicati di pesci e carni bianche e formaggi freschi. Ottimo anche in abbinamento a crostacei.

Spumante Brut: ideale per risotti e piatti a base di carni bianche o pesce

Lo spumante Brut, infine, ha un residuo zuccherino tra i 6 e i 12 g/l ed è caratterizzato da un sapore intenso, acidulo e fruttato come quello del Guia Millesimato, il Marai de Marai Brut o il Roös. Oltre ad essere perfetto per un aperitivo, il gusto secco e pieno si presta ad accompagnare antipasti, risotti, carni bianche o pesce.

Se ancora vi resta qualche dubbio su quale sia il miglior spumante italiano per brindare ad un successo, per festeggiare un compleanno o, più semplicemente, per regalarsi un momento di relax tra amici, non vi resta che assaggiarli.

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