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ARTE E VINO: BRINDIAMO ALLA VITA CON VALERIO DE MARCHI

La scultura mi aiuta a realizzare le immagini che sogno

Si entra nel suo showroom di Pieve di Soligo, in provinciadi Treviso, e si viene accolti dalla grazia di decine di splendide e sinuoseragazze. La grazia, la leggiadria, la sensualità prevalgono sulla stessamateria con cui sono modellate. Quintali di bronzo sembrano poter danzare comeeteree ballerine. Sono le opere di Valerio De Marchi, quelle che Mario Guderzo,direttore del Museo e della Gipsoteca di Antonio Canova, definisce di “fascinototalizzante”.

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De Marchi, come nasce la sua arte?

Io sono autodidatta, ho cominciato trentenne, circa 50 anni fa, e ho cominciato dipingendo. Solo successivamente ho abbandonato la pittura, che non mi dava le soddisfazioni che cercavo per dedicarmi completamente alla scultura, che invece mi aiuta a realizzare le immagini che sogno.

Che pittore era?

Ero un surrealista, ma l’astrattismo ha rovinato tutto: chi non sa disegnare mette insieme due colori e se la cava definendola arte astratta. Alberto Burri e Lucio Fontana hanno stravolto la percezione. Con due tagli in una tela ci hanno raccontato che è genialità, mentre a me dà fastidio anche solo a vederla. Senza dire che c’è chi ha speso centomila euro per il barattolo di “Merda d’artista” di Piero Manzoni.

Allora, torniamo alle forme delle sue opere, da cui traspare un profondo rispetto e una viva ammirazione per il corpo femminile. Quanto è importante nel suo lavoro e nella vita l’altra metà del cielo?

Del tutto. Le mie opere sono il frutto della passione, che mi deriva da un istinto naturale. Solo così mi è concesso di trasformare la bellezza in scultura.

Classicità e modernità. Le sue opere reinterpretano i classici greci e si proiettano verso il futuro con ammiccamenti glamour molto moderni.

Ah, sicuramente! Ho sempre ammirato le opere dell’antica Grecia, ma guardo anche ai miei contemporanei. Non ho veri riferimenti o fonti di ispirazione, ma considero un grande scultore Francesco Messina. Apprezzo Carlo Conte, che era qui di Moirago, mentre a Treviso cito Arturo Martini.

Nella sua arte ci sono evidentemente anche risonanze del Canova, che è proprio di queste parti. È un omaggio consapevole o è sorto spontaneo?

È qualcosa che non riesco a spiegare razionalmente. Tutto nasce dall’amore per il bello, della forma elevata al suo splendore. Canova è il sublime. Se queste terre mi ispirano? Di sicuro è una zona felice. Siamo fortunati come paesaggio, come gente semplice e buona. Siamo facilitati anche dalla geologia: non abbiamo alluvioni, terremoti, disastri naturali.

È per questo che, nonostante il successo, non ha lasciato la provincia?

Questo proprio no. Il bigottismo che c’è qui non digerisce facilmente il nudo. Non me lo dice apertamente, ma so che c’è qualcuno che non approva le mie opere. La mia arte serve anche a questo: a svegliare la gente. Non si può aver paura di una statua nuda che non può far male a nessuno.

Il bronzo è una materia dura, all’apparenza fredda. Come si trasforma tra le sue mani?

La statua prima va modellata con plastilina o creta, poi si ricavano dei calchi in gesso, quindi in cera e solo alla fine si passa alla fusione a cera persa del bronzo. Le mie donne possono arrivare a pesare oltre cento chili. 

Non si è mai innamorato di una di loro, senza riuscire più a venderla?

In realtà, faccio esemplari unici solo se commissionati. Altrimenti fino a otto copie è tecnicamente considerato pezzo unico, perciò di qualcuna non mi privo davvero completamente. Se do loro un nome? Più spesso un numero, perché ne ho realizzate più di 280. Mediamente per farle ci metto due mesi per quelle di piccole dimensioni, per le grandi anche un anno.

.Il colore sembra avere altrettanta dignità di forma e materiale.

La patina, si chiama così, è un colore che si ottiene con la chimica che cambia l’effetto del metallo. Si ottengono varie tonalità, dal rosso fino all’azzurro. Dà calore.

Ma ci vuole davvero sempre una modella o ormai va di mestiere?

Potrei fare anche di fantasia, ma lo considererei un esercizio senza forza. Con la modella mi sembra di infondere vita alla statua. Talvolta ho fatto ritratti a persone, qualche cavallo, ma occasionalmente. Non abbandonerei mai una donna per un cavallo.

Non è un segreto che lei abbia clienti assai celebri.

Vendo un po’ in tutta Europa, ma so che si riferisce a Silvio Berlusconi. È stato un colpo di fortuna: gli ho mandato un catalogo e, appena ricevuto, è volato qui. Letteralmente, perché è venuto in elicottero. Abbiamo scherzato sul barattolo di Manzoni.

Che dice, brindiamo alla vita e alla realizzazione di un prossimo sogno?

Eccolo: è un bozzetto per la piazzetta di Soligo. Ora è spoglia e io la immagino con quattro ninfee in grandezza naturale che danzano nel suo centro. È ancora tutto incerto, ma spero che prima o poi si smuova qualcosa.

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